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Ecco una storia che mi ero quasi dimenticata e che, invece, voglio raccontare. La mia crociera sul Mekong.
Quando ho pianificato il viaggio in Vietnam – Laos e Cambogia, l’ho pianificato intorno a due grandi “esperienze” che volevo fare: visitare le grotte nella zona di Phong Nha e fare una crociera sul Mekong.
Ecco, oggi mi va di raccontare della mia crociera.
E’ stata di gran lunga la parte più costosa del mio viaggio. Mi sono detta, se voglio farla, tanto vale farla per bene.
La crociera partiva da Luang Prabang, in Laos ed arrivava a Huay Xay, al confine con la Tailandia.
Ho scelto un’imbarcazione old style, tutta in legno. Non volevo una nave da crociera. Volevo qualcosa di elegante.
Naturalmente mi ero immaginata scene da “Assassinio sul Nilo”, come nel film con David Niven e Peter Ustinov… E, non ci ero andata troppo lontana….
Ma, un passo alla volta.
Mi sono venuti a prendere all’hotel con il solito taxi (che in Laos consiste nell’apino modificato). Dopo aver prelevato me, il taxi si è fermato a raccogliere una coppia di mezza età francese. Ecco i miei primi compagni di viaggio.
Siamo arrivati velocemente all’imbarcazione. Era davvero bella, tutta linda e pinta, in legno scuro.
Mi sono guardata intorno. E… ero in “Assassinio sul Mekong”. Il cast era così composto:
- I due francesi di mezza età;
- Due rappresentanti del Ministero della Cultura Laotiano;
- Un inglese accompagnato dal suo amante, un ragazzino cambogiano;
- Una star giapponese che stava girando un reality con relativa crew e…
- LEI, la Signora in Giallo, una signora britannica da sola e con un sorriso autentico stampato in faccia.
Qualcuno sarebbe morto. Di sicuro. Dai, cavolo, come diavolo si fa a non essere in un film?
Ci sono pure le telecamere, cacchio!
Ma andiamo con ordine.
Avevamo due guide, una che parlava francese ed una che parlava inglese.
Mentre partivamo, quindi, ci siamo divisi in due gruppi, i francesi da una parte, la star giapponese che mugolava per conto suo di fronte alla telecamera e gli altri dall’altra parte con la guida in inglese.
E tutto è partito come in un film. La guida ci chiede di presentarci. Io che penso, ecco, ci siamo, ci presentiamo al pubblico, in modo che conoscano - almeno superficialmente - il potenziale assassino e la vittima.
Parte la Signora in Giallo che si presenta come – non sto scherzando, è tutto VERO – insegnante in pensione che viaggia il mondo e si gode la vita. Ecco, lo sapevo. La Fletcher.
Poi tocca all’inglese con l’amante. Lui dice che non vuole dire il suo nome…. Eh… brutto pedofilo che a casa hai moglie e figli.. Ora ti vergogni, eh? Ti vergogni di aver comprato il ragazzino e di averlo portato in gita, eh? Beh, sicuramente ammazzano te… Nella mia mente già si configurano tutta una serie di ipotesi, la più credibile delle quali è – ovviamente – che l’inglese sia una agente segreto dell’MI6 che ha rubato segreti ai russi e sta fuggendo con l’amante cambogiano. E’ OVVIO.
Ma vabbè, andiamo oltre. Il ragazzino cambogiano, invece, era molto carino e visibilmente emozionato per la sua prima crociera.
Mi ha fatto tenerezza. Gli si leggeva ancora addosso quell’innocenza tipica della post-adolescenza. Avrà avuto al massimo 18 anni. E la testa piena di sogni.
Era la prima volta che ero a così stretto contatto con qualcuno che si prostituiva. Immaginavo che prima o poi mi sarebbe capitato, ma pensavo di incontrare una giovane donna, non un giovane uomo. Non che faccia la differenza. Fa sempre strano.
Quello che mi ha sorpreso è stata la sua innocenza. Il suo entusiasmo e la sua gioia, nonostante il motivo per il quale fosse lì, nonostante quell’oscuro e disgustoso accompagnatore. Il ragazzino era felice, spensierato, dava baci candidi a quell’uomo orribile.
Questo è uno dei motivi per i quali cose del genere non dovrebbero esistere. Lungi da me iniziare una filippica moralistica contro la prostituzione – che comunque aborro -: ma fa male vedere quell’innocenza sfruttata da persone aride, senza scrupoli che la rubano e se la portano via per sempre.
E sia chiaro, il disgustoso uomo inglese non aveva l’aspetto lurido e sudicio che ci si può immaginare. Anzi, era anche un bell’uomo. Uno della City, sicuramente. Ben curato, con gli addominali, apparentemente straight. Uno che, se avessi incontrato sulla Tube di Londra, avrei detto: mica male. Ed invece eccotelo là, col ragazzino, e che si rifiuta di dire il suo nome a “noi”.
Ma passiamo agli altri personaggi.
Prima di tutto la Star Giappo. Un mito. Anche lui un ragazzino che – mi hanno spiegato – faceva parte di una famosa boy band in Giappone.
Era sull’imbarcazione per una sorta di video promozionale pro-Laos. E per quel motivo che c’erano i due rappresentanti del Ministero del Turismo. Lo accompagnavamo e – diciamocelo – controllavano quello che faceva.
In realtà la Star Giappo era alquanto innocua. Non faceva altro che fare apprezzamenti e si dilungava tantissimo sul cibo, assaporando ogni boccone. Un po’ come Chef Rubio. Ma meno tatuato. Più basso, molto più basso. Molto meno sexy.
Insomma, non assomigliava per niente a Chef Rubio.
So che dovrei parlare della crociera e delle sensazioni che mi ha dato, ma non potevo non raccontare dei miei compagni di viaggio.
In ogni viaggio incontro persone curiose, interessanti, ma mai come in questa crociera ho incontrato un concentrato di figure che sembrano essere uscite da un romanzo.
Sul pedofilo non mi dilungherò oltre, dato che ho scritto tutto quello che avevo da scrivere.
Le due figure che mi hanno colpito di più sono state la Signora in Giallo e la Star Giappo.
La Signora in Giallo. Fa strano incontrare una Miss Marple in carne ed ossa. A parte la battuta sull’omicidio, pensavo che donne del genere fossero frutto della letteratura gialla.
Invece eccola là, serena che si gode il vento tra i capelli grigi tagliati in un caschetto poco curato, con un cappello di paglia.
Gira il mondo e si gode la vita, dopo aver forgiato tanti ragazzi nella sua scuola elementare di Liverpool.
Di contro, la Star Giappo. Un ragazzino curioso nei confronti della vita, che guarda tutto con meraviglia (anche se un po’ recitata).
Su di lui ci sono simpatici aneddoti.
La crociera aveva una tappa in un lodge. Ci saremmo fermati sulla terraferma per cenare e dormire.
Al ristorante il regista giapponese mi ha preso da parte e – in giapponese – mi ha chiesto se potevo fare da comparsa nel film che stava girando. Non parlo giapponese. Ho capito quello che chiedeva quando ha iniziato a girare. Al tavolo accanto a me la mitica Star Giappo che, di nuovo, affrontava sfida culinaria.
Facendo un errore fondamentale. Imperdonabile. Inaccettabile.
Gli hanno chiesto se volesse del vino. Lui, credo fingendo, ha detto che non aveva mai bevuto vino prima in vita sua. Tra bianco e rosso, ha scelto il vino rosso. Non freddo. Dal frigo.
Ha accennato a voler brindare con me. Cioè, col vino rosso dal frigo. Ma sei matto?
E’ scattata una filippica in inglese con insulti vari.
Va bene tutto, sono molto tollerante quando viaggio e mangio tutto, senza fare nessuna osservazione perché il cibo è parte della cultura e, giustamente, anche attraverso il cibo si capisce un Paese, quindi lo si deve assaporare.
Ma il vino di frigo. NO. NO. MAI. Vilipendio. Massacro. Bestemmia. NO.
Credo abbiano tagliato la scena…. Povero Giappo.
Comunque, nonostante questa debacle riprovevole, sono stata magnanima e l’ho fatto vivere. Per ringraziarmi del fatto di essere ancora in vita il ragazzo ci ha offerto un concerto.
Ha cantato le sue canzoni e lì, ok. Non ci si capiva nulla. Poi … i Beatles. Lo sapevo che avrei dovuto picchiarlo.
Forse mi avevano drogato, ma l’ho lasciato in vita.
A parte questo, purtroppo per il giallo, la mattina dopo non c’era nessun cadavere. E siamo ripartiti sulla nostra imbarcazione. Il non tempo è tornato.
Il viaggio è continuato, l’amico Giappo andava avanti nel suo racconto verso la telecamera per la sua audience giappa, l’inglese continuava a stare col ragazzino, i francesi erano – come sempre – esclusi… La signora Fletcher, disoccupata dalla risoluzione di un omicidio, mi raccontava la storia della sua vita, cercando di interrompere le mie letture.
Tornando alla valutazione della mia esperienza, la navigazione su un fiume è qualcosa di molto interessante. La riva del fiume ti accompagna. Non è come in mare, quando ti allontani dalla costa. In mare sai che non vedrai la terra ferma per un determinato periodo di tempo e, dopo aver guardato un po’ il mare, te ne fai una ragione e fai altro.
Quando navighi sul fiume hai costantemente la terra intorno a te. Hai un’eccitazione pazzesca perché credi che vedrai un sacco di cose, scene, situazioni nuove.
Non è vero. Sono balle. Il fiume è tutto uguale a se stesso. Solo che ci metti più tempo – rispetto alla navigazione in mare – ad accettarlo. Speri di vedere qualche animale, villaggi sul fiume, vita, donne che lavano i panni sulla riva, bambini che giocano. Nulla. Per kilometri non succede assolutamente nulla. Uno scorrere lento e continuo di alberi. Il fiume marrone.
Sì, di tanto in tanto appare qualcosa, ma niente che ti distolga dallo stato di trance in cui cadi.
Dopo poco tempo ti sembra di navigare da sempre. Il tempo si dilata fino a non avere più alcun valore.
Anche questa volta le mie aspettative non sono rimaste deluse. Volevo fare la crociera a tutti i costi e ne è valsa la pena, ma per ragioni del tutto diverse da quelle che mi ero immaginata. Niente vita rurale sul fiume da ammirare. Ma il tempo. Mi è stato regalato il tempo… Sensazione meravigliosa.
Bello, tranquillo, infinito. Il frangersi dell’acqua contro la chiglia dell’imbarcazione che avanzava, il rumore sordo del motore, il fruscio del vento… E’ come se un po’, ora, ci fossi ancora. Quindi non scriverò un epilogo. Lascerò questa storia in sospeso, come la sensazione che ho avuto mentre navigavo sul Mekong… In sospeso nel tempo e nello spazio. Per sempre.
English Version
The Mekong Cruise and the sense of Time.
I had almost forgotten this story. My Cruise on the Mekong.
While planning my trip in Vietnam- Laos and Cambodia, I did it around two milestones: the caves in Phong Nha and the Mekong Cruise.
It’s finally time to write about the Mekong Cruise.
As first note, for sure, this experience has been the most expensive experience of my trip in Vietnam. But, as I wanted to do it, I told myself that it had to be done properly.
The Cruise started in Luang Prabang, in Laos, and it arrived in Huay Xay, at the border of Thailand.
I’ve chosen an “old style” boat, all out of wood. I didn’t want a noisy, anonymous ferryboat. I wanted something elegant.
Obviously, while booking, I was imagining something like “Murder on the Nile”, the film with David Niven and Peter Ustinov…
My imagination did not go too far, actually.
I got picked up at the hotel with the typical local taxy (tuk tuk). Immediately after me, the tuk tuk stopped again to take other guests, two France people. My first travel mates.
We arrived at the boat. It was as I had imagined it, all out of wood, old style, elegant.
At that point I had nothing else to do than to look around and… holy ….! I was in Murder on the Mekong…
The cast was the following:
- The two French I had just met;
- Two representatives of the Laotian Ministry of Culture Due;
- A British guy, with his young lover, a Cambodian guy;
- A Japanese popstar that was shooting a reality, with his crew and
- HER – Murder She Wrote – Ms. J.B. Fletcher
Someone would have died. For sure. C’mon, it’s a movie! And there are the cameras too!
While leaving the shore, we were divided in two groups, as there were two guides, one English-speaking and the other one French-speaking.
So, the French were on their own. All the others in the other group, excepting the Jap Star, who was chatting on his own in front of his camera.
Everything started like in a crime movie. The guide asked us to introduce ourselves. I thought, here we are, we are introducing ourselves so that the audience at home can start thinking at who is going to be killed and who can be the murder..
Ms. Fletcher introduced herself by saying – I am not joking, is all TRUE – retired teacher that travels the world. It’s HER. She is Jessica Beatrice Fletcher. No more doubts.
Then it’s the British turn to introduce himself. He says that he doesn’t want to say his name… well.. awful pedophile who at home has wife and children… now you are shy? Now you are ashamed to have bought a teenager and to have brought him around, eh? Well for sure you will be the victim of this crime story…
The Cambodian guy, instead, was very kind and excited about his first cruise.
It was the first time I was so close with someone who sold himself. I imagined I would have – sooner or later – met prostitutes in my travels, but I tended to think I would have met a young girl rather than a young boy. It makes no difference, though. It’s weird anyway.
What surprised me the most was his innocence. His enthusiasm and his joy, notwithstanding the reason he was there, notwithstanding that obscure, disgusting companion. The guy was happy, light-hearted, he gave candid kisses to that awful man.
This is one of the reasons things like that shouldn’t exist. I do not want to begin a moral battle against prostitution – that in any event I abhor -: it hurts to see that innocence exploited by arid people, with no scruple that take that innocence away, forever.
Let’s focus on the other characters of the crime. Above all the Jap Star. He is a member of a – as had been said to me – famous boyband in Japan. He participated to the cruise to promote Laos in Japan. This is also the reason why there were two members of the Laotian Ministry of Culture.
The Jap Star was ok, he went on making appreciations on the food he ate. A sort of Chef Rubio. With less tattoos, lower, much lower in height… whatever. Simply different.
I know I am meant to focus more on the trip and the sensations I felt, but I couldn’t help describing these people.
In every trip I meet a certain number of interesting people, but it never happened to meet so many different interesting people at once, like in this cruise. They really seemed to come out from a romance.
I won’t add anything on the pedophile, whilst I will tell some more about the Jap Star and Mrs. Fletcher.
Mrs. Fletcher. It’s weird to meet a Miss Marple. Besides the easy joke to crime, I thought that this kind of women belonged to the writers’ fantasy.
Instead, here she was, enjoying the wind in her grey hair, with a straw hat.
She travels the worlds, enjoys life after a lifetime molding students in an elementary school in Liverpool.
On the other hand, the Jap Star. A young man eager to learn, who looks at everything with wonder (even if sometimes he’s acting a bit).
There’s a nice story on him.
The cruise stopped overnight at a lodge.
At the restaurant of the lodge, the Japanese director took me aside and – in Japanese – asked me if I could appear in the film they were shooting. I do not speak Japanese. I understood what he wanted simply because he started shooting.
I was sitting at a table and, at the table near mine, there was the Jap Star, who, again, was again facing a culinary challenge.
And, at that point he made a crucial mistake. Unforgivable. Unacceptable.
He has been asked if he wanted some wine. He, I think pretending, replied that he never drank wine before. Between red and white he chose red. From the fridge. Are you crazy or what?
I began a tirade with various offences.
Don’t get me wrong, usually I am very tolerant while traveling, I do eat everything, I do not comment – from an Italian perspective - other cultures’ food because food is a crucial part of every culture and, therefore, it has to be respected and embraced while traveling.
But red wine from the fridge. NO. NO WAY. NEVER. Blasphemy. Massacre. Curse.
I think they stopped filming the scene… Poor Jap.
In any event, notwithstanding this horrible debacle, I was gracious and let him survive.
To thank me for my generosity, the Jap Star gave a concert.
He sang first his songs and then, The Beatles. I regretted having been gracious.. How could he dare…
Besides that, unfortunately for the crime story, the next morning there was no victim and we restarted the cruise.
The Jap Star went on with his movie, the English guy was with his lover, the French were – as usual – on their own. Mrs. Fletcher, not having a murder to solve, was telling me the story of her life, interrupting my readings…
Evaluating my experience, the cruise on a river is something quite fascinating.
The shore accompanies you. It’s not like navigating on the sea. When you are on the sea, you leave the shore and you know that – for a certain period of time – you won’t be seeing the mainland and, after having looked a bit the dark sea besides you, you keep yourself busy with other stuff.
When you’re navigating on the river, the mainland is there. You are excited because you expect to see a lot of things, villages, new scenes…
It’s not true. The river is almost equal to itself. The only point is that it takes you longer accept it. You hope to see – any moment – an animal, villages on the river, women who wash the laundry, children who play. Nothing. Nothing happens for kilometers. It’s a slow flowing on the water. A long, slow flowing of trees and dark water. From time to time the scenery changes, but nothing that interrupts your tranche status.
After a while you have the feeling you have been navigating since ever. Time expands up to the point it has no value anymore.
So, even this time my expectations were fulfilled. I wanted a cruise and it was really worth it, even though for reasons I hadn’t imagined. No life on the river to admire. But time. The cruise gifted me with time. An amazing feeling.
Beautiful. Peaceful. Infinite. Breaking down water against the keel of the boat slowly proceeding, the noise of the motor, the whispering sound of the wind. It’s – a bit – as I was still there. For this reason, I will not give a formal closure. I will leave this story pending, as I felt while navigating on the Mekong. Pending in time and space. Forever.
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